Per prima cosa ci fu la partenza, che impegnò il Miserabile Facchino oltre ogni esperienza umana, giacché la Grande Generatrice era partita per il lavoro lacrimando dalla gioia disperazione. Fortunosamente venne in soccorso del virile genitore nonna Adriana, che permise la nostra rumorosa migrazione verso Subiaco. Ovviamente dormimmo in macchina quel tanto che bastò a privarci del sonno fino a sera inoltrata, incantando il pomeriggio di papà con ripetute risse e urli.
Per seconda cosa ci fu la vigilia di natale che si svolse con impressionante confusione; la cena fu abbondante ma rapida visto che ciascuno rimase seduto per non più di trenta secondi. In questa terribile baraonda passarono in secondo piano le evoluzioni di Godzi e soprattutto la mia sconsiderata bellezza.
Per terza cosa ci fu babbo natale che passò tintinnando sul balcone davanti ai miei esterrefatti occhi, per svanire nel buio pesto non prima di aver lasciato alle mie innocenti spalle decine di regali che nonna Franca iniziò a gettare da una parte all’altra creando una perfetta replica del caos primigenio.
Per quarta cosa ci fu che dormimmo tutti insieme con papà e la cosa fu buona e giusta; Godzilla aprì i suoi rettileschi occhi non prima delle nove del mattino anziché alle quattro e mezzo. Peccato che papà avesse maldigolafebbremaldistomacotossebrividi che ne avevano minato la leggendaria resistenza.
Eh già, per quinta cosa ci fu Godzi che salì e scese i gradini delle scale di casa trilioni di volte, cadendo rovinosamente solo una e stampandosi di guancia contro il gradino – peraltro senza soffrire danno alcuno.
Per sesta cosa ci furono i miei meravigliosi regali: la bambola baby born che mi procurò una gioia incontenibile; il geomag col quale costruii solidi tratti da un incubo architettonico; una bellissima vestaglia da notte color crema che inaugurai subito; altro di cui smarrii ogni traccia mnemonica.
Per settima cosa arrivò mamma che cercò di mettere in ordine la nostra camera e venne per questo presa da crisi impronunciabili.
Per ottava ci furono le passeggiate nel terreno dove sembrava l’inizio dell’autunno anziché la fine, e i cani Uccio, Billy, Tita e i due micetti grigia e tigrato, tutti cari a nonna Franca come pupille a un occhio e le foglie rosse e le pigne e i sassi bianchi. E Godzi.
Per nona la nostra partenza a causa della quale nonna Franca venne presa da viva gioia disperazione; oh come mi mancherete! esclamò tenendo nascosto dietro la schiena moet&chandon.
Per decima il nostro arrivo a Roma dove riprendemmo le nostre turpi abitudini, con la novità costituita dalla caduta della barriere del letto di Godzi il quale dormirà più vicino a me la notte; con questo si spera che il tellurico fratellino non deturpi le notti dei vecchi.